giovedì 6 agosto 2015

SOPRANNATURALE 1. Lo Spiritismo


L’elemento principe che accomuna tutte le religioni sviluppatesi nei millenni è la convinzione del ricongiungimento, dopo la morte, ad una dimensione divina, ultraterrena, capace di assicurare la sopravvivenza del nostro spirito. Molti sono stati i tentativi compiuti dall’uomo nel corso dei secoli per mettersi in contatto con le anime che hanno già compiuto il grande passo. Solo con la liberalizzazione del sapere la cultura moderna ha sganciato le pratiche occulte da quell’aurea demoniaca che la dottrina cristiana aveva arrecato loro e proprio in virtù di questo trovò luce il cosiddetto spiritismo, l’evocazione dei defunti. Dottrina filosofica è lo Spiritismo apparso nel 1857 in Francia, codificato da Allan Kardec (pseudonimo del pedagogista francese Hippolyte Léon Denizard Rivail) all'interno di cinque libri: Il libro degli Spiriti (una serie di domande e risposte, una trascrizione di dialoghi stabiliti tra Kardec e svariati spiriti), Il libro dei Medium (studio sperimentale ed investigativo della dottrina dello spiritismo, presentata come un orientamento teorico-metodologico capace di spiegare un ordine di fenomeni disprezzato dalla scienza: i cosiddetti fenomeni spiritici o medianici), Il Vangelo secondo gli Spiriti (spiegazione delle massime morali di Cristo, la loro concordanza con lo spiritismo e la loro applicazione ai diversi casi della vita), Il Cielo e l'Inferno (racconti su questi luoghi) e La Genesi (incontro tra elemento spirituale ed elemento materiale che crea fenomeni speciali a cui non si crede perché si ignorano le leggi che li governano). Nelle sue ricerche, Kardec, osservò una serie di fenomeni e formulò l'ipotesi che essi potessero essere attribuiti solamente a intelligenze incorporee ovvero agli spiriti. Le comunicazioni spiritiche avverrebbero grazie all'intervento di un medium, ossia una persona con particolari doti sensoriali che fungerebbe da mediatore fra spiriti e viventi, durante la cosiddetta seduta spiritica. Nel 1858 Kardec fondò la Revue Spirite, organo principale del movimento spiritista. Poco tempo dopo, su richiesta degli amici, egli creò a Parigi la Società di Studi Spiritistici. Si impegnò molto nel diffondere le sue idee, combattendo i detrattori dello spiritismo e i ciarlatani che tentavano di screditare il movimento. Tutto l'insieme pratico e filosofico che ancora oggi costituiscono le linee principali del credo spiritista è contenuto nelle opere che Allan Kardec ci ha lasciato. Egli osservò i fatti, le sedute, i medium e scoprì  che, come per gli uomini, anche tra gli spiriti esiste una scala di conoscenze e di sapienza; quindi studiò i messaggi che, per il loro contenuto di alto livello, rivelavano la presenza di un'entità superiore. Le altre comunicazioni, che lasciavano trasparire paura, confusione, attaccamento al mondo materiale, o alle volte anche la burla o la disperazione, furono messe da parte come opera di spiriti negativi. Ci sono due diversi ambiti dello spiritismo. Il primo è appunto la seduta spiritica. Essa è la una riunione di persone, tra cui un medium, che vogliono entrare in contatto con entità spirituali, allo scopo di rivolgere loro domande specifiche. È però indispensabile rispettare particolari rituali, accorgimenti complessi e tecniche di evocazione che richiedono competenza e precauzione. Il secondo ambito è detto channeling; questo richiede la presenza di un canale (channel) capace di ricevere le informazioni da entità superiori. Qui un individuo entrerebbe in contatto mentale, intuitivo o telepatico con un'altra entità cosciente, non presente in forma fisica. Ma le pratiche dello spiritismo hanno delle insidie. Alcuni sostengono che nelle sedute spiritiche le persone non parlano con i loro cari morti, ma si illudono di avere parlato con essi. Hanno inconsapevolmente parlato con delle entità demoniache, le quali conoscono i particolari della vita delle persone morte evocate e sono quindi in grado di imitarle alla perfezione. Il fine che si prefiggono questi spiriti cattivi è quello di sedurre i viventi e di assoggettarli a loro. La Bibbia per questo ha sempre condannato qualsiasi forma di spiritismo. Dio ha detto: "Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né chi interroghi i morti, perché tutti quelli che fanno queste cose sono in abominio all'Eterno" (Deut. 18:10-12), ed anche: "Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono l'Eterno, l'Iddio vostro" (Lev. 19:31). Non si tratta di un gioco, di cose a cui approcciarsi con leggerezza. Infatti, come dice Padre Gabriele Amorth, noto esorcista della diocesi di Roma, i rischi per i partecipanti ai rituali sono reali: avere l’illusione di parlare con un proprio caro ormai defunto può scioccare profondamente, soprattutto in soggetti emotivi e sensibili. E poi è possibile che, aprendo le porte, alle sedute spiritiche entri anche il Diavolo. E’ l’intervento demoniaco che procura disturbi malefici, fino ad arrivare alla  possessione diabolica dei partecipanti al rito spiritista.



La Bibliotecaria




 

 

mercoledì 5 agosto 2015

LIBRI ANTICHI 4. La Pergamena della British Library


Una pergamena in siriaco (lingua parlata al tempo di Gesù e appartenente al gruppo dell’aramaico orientale) del 570 d.c., custodita alla British Library, la biblioteca nazionale del Regno Unito, racconta la storia più importante del genere umano. Il legame tra Gesù e Maria Maddalena e la loro progenie. L’ignoto autore del documento riporta due nomi, Joseph e Aseneth. Tale libro proveniva da un monastero egizio e venne acquistato nel 1847 dal British Museum che lo conservò nel suo archivio dove alcuni studiosi lo riportano alla luce. Venne tradotto e redatto in ventinove capitoli dove si racconta la storia del giovane Joseph, considerato dal faraone d'Egitto, il figlio di Dio. A vent’anni Joseph sposa Aseneth da cui ha due figli, un maschio e una femmina, Manasseh ed Ephraim. I nomi sono differenti ma il collegamento con le figure cristiane è fin troppo scontato e il dubbio sulla distorsione dei nomi al fine di occultare la vicenda è molto alto; basti pensare che fine hanno fatto i vangeli apocrifi. Ma non solo, i nomi di Joseph e Aseneth sono presenti in altri monoscritti e documenti che conducono ad un matrimonio di un uomo che tutti aspettavano come il Salvatore e che si innamoro' di una donna peccatrice che lui stesso salvo' da una lapidazione. Maria Maddalena è da sempre stata una delle figure cardine della cristianità popolare, anche leggendo i Vangeli di Marco, Luca, Matteo e Giovanni, si può notare come Maddalena aveva un ruolo da protagonista nella vita di Gesù. Sempre presente nei momenti più importanti, crocifissione, sepoltura e scoperta della tomba vuota; a lei si rivolge Gesù dopo la sua resurrezione ed inoltre lava il corpo di Cristo, cosa consentita solo alle mogli. Nel testo della British Library si afferma che alla morte di Gesù, alla Maddalena venne data l’Eucarestia, il pane e il calice della vita. Ad avallare tale ipotesi, le dichiarazioni della docente di Harvard, Karen L. King che, due anni fa, aveva annunciato la scoperta di un frammento di papiro nel quale si leggeva: “E Gesù disse loro: mia moglie…”. Molti i testi o parti di essi che nei secoli hanno testimoniato questo avvenimento. Nel Vangelo di Filippo (versetto 55), ad esempio, leggiamo queste parole. «La compagna di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne, vedendo il suo amore per Maria, gli dissero: “Perché ami lei più di tutte noi?”. E ancora oggi sempre più studiosi, appartenenti ad eminenti università, si stanno dedicando a questo mistero e chissà su quali scaffali polverosi e in scatole o faldoni stanno aspettando documenti chiave ancora tutti da scoprire e studiare.
 
 
 
 
La Bibliotecaria

LIBRI ANTICHI 3. Le Serpent Rouge


C’è un libricino leggero ma pesante: "Le Serpent Rouge". Il Serpente Rosso è un libro criptico composto da tredici pagine. Esso è stato scritto da tre uomini, Pierre Feugère, Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker, nell'ottobre del 1966 e poi pubblicato il mattino del 17 gennaio 1967 a Pontoise, comune a nord-ovest di Parigi. Il 6 marzo 1967 furono trovati morti Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker: impiccati nello stesso giorno. Il 7 marzo 1967 fu trovato impiccato anche Pierre Feugère. Forse essi erano degli iniziati appartenenti al cosiddetto "Priorato di Sion”, che avevano rivelato cose segrete riservate strettamente ai suoi membri.
Il Priorato Di Sion fu probabilmente fondato a Gerusalemme nell'anno 1090, in occasione delle prime crociate e per volontà di Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, che, grazie alla sua difesa contro i musulmani, venne chiamato “Difensore del Santo Sepolcro”.
Lo stesso Goffredo avrebbe poi fondato l'Ordine dei Templari, come braccio armato del Priorato di Sion.Tra i sommi priori facenti parte del Priorato di Sion figurerebbero personaggi molto noti, tra i quali: Leonardo da Vinci (interpretazione esoterica dell’Ultima Cena), Isaac Newton, Sandro Botticelli, Victor Hugo, Claude Debussy e Walt Disney (tributo con La bella addormentata nel bosco), solo per citarne alcuni. Ancora oggi esisterebbe questa antica e misteriosa organizzazione che sarebbe nata per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto: i membri ritengono che Gesù non sia morto in croce bensì, sostenuto e aiutato dai suoi fedelissimi, si sarebbe trasferito in Francia (Linguadoca) insieme a Maria Maddalena e proprio dai loro figli avrebbe avuto origine la dinastia Merovingia e Carolingia (ovvero quelle di Pipino, Carlo Martello, Carlo Magno). E una tradizione esoterica dice che Goffredo di Buglione era discendente dei Merovingi e, quindi, di Cristo e della Maddalena.
Le Serpent Rouge nasconderebbe, tra le sue incomprensibili parole, proprio questa storia. Esso è composto di versetti criptici dove ogni capoverso è dedicato ad un segno zodiacale. Dodici capitoli più uno, in tutto tredici, in quanto è stato aggiunto il segno zodiacale del Serpentario, più noto come Ofiuco. Ci sono, inoltre, le immagini della Chiesa di Saint-Germain De Près e delle tombe di re merovingi scoperte in essa, la genealogia merovingia, la Gallia del 511 e del 632, la Chiesa di Saint Sulpice con la sua pianta e indicazioni astronomiche. Leggendo il libro, (
http://priory-of-sion.com/pos/img/leserpentrouge.pdf), si noterà come questi versi non hanno quasi significato. Ma il linguaggio di essi è sicuramente criptato e in stretta connessione con lo stesso segreto di Rennes-Le-Chateau. Questo l’ordine dei segni zodiacali e delle loro posizioni astronomiche a creare una sorta di mappa per ritrovare un leggendario tesoro: Acquario (si parla subito di manoscritti probabilmente antichi e ora rimessi insieme dopo molto tempo, ritrovarsi forse da Saunière; poi del bianco e del nero, segni di simbologia templare e alchemica); Pesci (si parla dell’autore di questi manoscritti, probabilmente Salomone. Il suo è un sigillo celebre, il luogo sembra quello del tempio a Gerusalemme e il demone Asmodeo, che ritroviamo nella chiesa di Rennes- Le-Chateau fu costretto a costruirglielo); Ariete ( si parla di un pellegrinaggio, forse lungo molto tempo e di una Regina di un regno scomparso, probabilmente Maria Maddalena. Il Filo di Arianna potrebbe riferirsi ad un labirinto); Toro (chiaro riferimento a una mappa, guardando il cielo. Le 64 pietre forse si riferiscono al pavimento della chiesa di Rennes-Le-Chateau o a delle stelle); Gemelli (continuano le istruzioni della mappa e il doppio riferimento, regale e di forma, della corona e dell’anello); Cancro (certo riferimento alla chiesa di Rennes-Le-Chateau); Leone (per me qui la descrizione di un luogo sotterraneo); Vergine (riferimento a due artisti con elementi esoterici. Qui chi ha saputo interpretare i versi precedenti ha già trovato il luogo in questione); Bilancia (ancora numeri e luoghi, 14, 35, casa diroccata, croce di creta e un continuo riferimento a dei cavalieri); Scorpione (riferimenti chiari alla Chiesa di Saint Sulpice. Sembra quasi un rito di iniziazione); Ofiuco o Serpentario (verso chiave a mio parere; si maledicono i profanatori, ovvero quelli che vogliono arricchirsi bassamente e non conoscere la verità fine al suo significato; si parla del segreto del sigillo di Salomone e quindi dello scritto in sé e si parla di un mondo nascosto, probabilmente sotterraneo e labirintico); Sagittario (alcuni elementi di versi precedenti e di qui sembrano quasi descrivere scene apocalittiche; ma la spiegazione potrebbe essere di natura astronomica); Capricorno (sembra quasi che gli autori si siano pentiti di aver parlato e cercano di ridurre tutto a un sogno). Interessanti anche le immagini del libro e soprattutto le prime tre. Lo stemma Lene Buxeum - Eous Scaphae con un vaso che rovescia il suo contenuto e un cavallo che osserva attentamente senza mostrare il suo cavaliere. La scritta si riferisce a etimologie di luoghi legati alla linea gnostica e al sigillo di Salomone. Lene è un fiume che scorre a Magalas, comune francese nella Linguadoca; Buxeum è l'etimologia di Belcastel-et-Buc, altro comune della zona; Eous riprende Ens, villaggio nei Pirenei Orientali e Eous è anche, nella mitologia greca , il nome di uno dei cavalli del Sole che denota l'oriente, l'aurora, la mattina; Scaphae potrebbe essere Escapat di Villeneuve-Minervois sempre comune della Linguadoca o la parola latina barca/scialuppa di salvataggio. Altre immagini presenti sono il logo dei Rosa-Croce che troviamo ricorrente anche nella chiesa di Rennes-Le-Chateau e quel pensatore appoggiato con il gomito alla colonna che, guardando i quattro cubi numerati, ci ricorda cosa bisogna continuare a fare: ricercare per capire.




La Bibliotecaria






 

martedì 4 agosto 2015

PIANTE, ERBE E POZIONI 2. La Mandragora


In una delle tante pagine miniate del prezioso codice Dioscurides Neapolitanus compare una pianta avvolta in un alone di mistero: la Mandragora. Il prezioso scritto ci testimonia l'opera di Pedanio Dioscoride, medico greco vissuto nel I sec. d.C. e rappresenta quasi un moderno manuale in cui si parla dell'efficacia terapeutica delle sostanze naturali animali, vegetali e minerali. Da notare la forma antropomorfa disegnata per rappresentare la mandragora e le sue radici, addirittura nella variante maschio e femmina.
La mandragora è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Ci sono due varietà: quella autunnale (fiori viola azzurri) e quella primaverile (fiori bianchi rosa). E’ perenne, alta circa 15 cm con una grande radice fusiforme e ramificata.  E’ una pianta senza fusto, spontanea ma rara, che cresce lungo le siepi, in campi aridi e incolti. Non è commestibile in quanto contiene alcaloidi tossici che provocano alterazioni cardiache, nausea, diarrea, allucinazioni, delirio e confusione mentale. La storia della mandragora attraversa i secoli, i libri e le leggende e proprio la forma “umana” della sua radice le ha affibbiato poteri soprannaturali ed esoterici in molte tradizioni popolari. La mandragora costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni antiche. La leggenda narra che all’origine della mandragora c’era un uomo impiccato ingiustamente che nel momento della morte lasciò cadere sul suolo il suo seme, da cui prenderebbe vita la discussa pianta. Proprietà anestetiche e antitetaniche, virtù afrodisiache e rimedi per sterilità erano solo alcune delle qualità magiche attribuite ad essa. Magia e alchimia, che come sempre si incontrano, hanno a lungo utilizzato la mandragora nel Medioevo, considerando la pianta un incrocio tra regno vegetale e regno animale. Essa è l’anello di incontro tra l’animato e l’inanimato. La pozione magica più famosa che ha come ingrediente la mandragora è quella per alleviare i dolori delle gestanti. La radice va posta in una ciotola di latte fresco sotto al letto della paziente e nutrita ogni giorno con due gocce di sangue. Oltre alle sue virtù, vere o presunte, rimane comunque il fatto che essa è una pianta tossica e potenzialmente mortale. Già nell’antichità era considerata letale tanto che iniziò a girare la leggenda del pianto della mandragora, pianto di un demone ritenuto in grado di uccidere un uomo e per tale motivo c’era un vero e proprio cerimoniale (eseguito la notte tra venerdì e sabato, con danze, litanie e senza vento in volto) per estirpare la pianta. Si usava tracciare tre cerchi con un ramo di salice attorno ad essa, legarla con un filo nero e allacciarlo al collo di un cane, in modo che il maleficio del demone colpisse l’animale, consentendo così al proprietario di cogliere indisturbato la mandragora. Una volta colta era possibile utilizzarla in varie maniere: per conciliare il sonno date le sue virtù soporifere, come portafortuna in amore, come calmante per i dolori del corpo associata ad altre erbe medicali, come base per unguenti, ricette e pozioni. Io tempo fa riuscii ad entrare in possesso dei semi di mandragora, li piantai, ma non mi nacque nulla purtroppo. Ci riproverò in futuro. Che la pianta abbia delle virtù questo è innegabile, per tutto il resto che si racconta che ognuno creda a ciò che vuole.



La Bibliotecaria

 

venerdì 16 marzo 2012

LIBRI ANTICHI 2. Il Necronomicon


Howard Phillips Lovercraft nacque il 20 agosto del 1890 a Providence nel Rhode Island. Scrisse racconti, romanzi, liriche e saggi nell'ambito della narrativa fantastica e dell'orrore con il quale ottenne, a posteriori, un discreto successo.   
A lui viene attribuita la stesura del libro “Necronomicon”. Frutto della sua fantasia o frutto dell’ispirazione proveniente da un vecchio manoscritto realmente in suo possesso, scritto dal folle arabo Abdul Alhazred?
In tempi recenti data la crescente popolarità del libro e l'enorme domanda registrata presso i bibliotecari, molti scrittori presero in considerazione la possibilità di reinventarlo.
Il Necronomicon è considerato il più potente libro di magia nera mai esistito ammessa la sua esistenza. Un grimorio così importante non può essere solo leggenda.
Ma capiamo meglio chi è Howard P. Lovercraft. Figlio unico di una famiglia agiata e benestante, perde a soli otto anni il padre, rappresentante di commercio, vittima della sifilide. Rimane così con l’ossessiva madre e le zie subendo un trattamento eccessivamente protettivo forse per la paura che potesse fare la stessa fine del padre. Ma un altro lutto colpisce la famiglia, la morte del nonno materno, duro colpo anche sul piano economico, dato che con la sua scomparsa si interrompono le attività commerciali che egli portava avanti di persona. Tuttavia, un bene prezioso il nonno  lascia a Lovecraft: la sua estesa biblioteca ricca di libri antichi e di classici, in cui il giovane può immergersi e divagare grazie alla sua accesa fantasia e sensibilità. Ed ecco la chiave di volta del mistero: biblioteca ricca di libri antichi. Il nonno commerciava ed in quegli anni era diffusissimo l’accaparrarsi testi antichi o presunti tali. E’ probabile che una copia del libro tradotto da un certo Wormius sia finito in America e da lì nella biblioteca del nonno di Lovercraft e che abbia ispirato la produzione dello scrittore.
Howard Lovercraft morirà per malattia nel 1937 a Providence e la sua produzione letteraria vedrà il successo dopo la sua morte.
Winfield Lovecraft invece era il padre di Howard ed era membro del ramo egizio della Massoneria, fondato o almeno reso pubblico da Alessandro, conte di Cagliostro, impostore e manipolatore di forze occulte.
In seguito a straordinarie scoperte archeologiche effettuate nell'Iraq sud orientale, a Kut-al-Amara, piccolo centro agricolo dell'Iraq sud-orientale sul fiume Tigri (l'antica Kutu, città di origine sumera consacrata alle divinità ctonie; è stata dal 1987 oggetto di scavo da parte di una spedizione del Centro Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia), nel 1990, gli archeologi rinvennero, poco fuori di Kutu (ferocemente distrutta intorno al VII secolo a.C. per ordine del re assiro Sannacherib), un tempio sotterraneo perfettamente conservato. Nel sancta sanctorum di questo tempio, che aveva la forma di uno ziqqurat rovesciato, oltre ad altro materiale di rilevante interesse archeologico, è stata rinvenuta una grande quantità di tavolette di argilla contenenti interessantissimo materiale letterario in lingua sumera. Dopo varie vicissitudini, tali tavolette, ribattezzate immediatamente come le "tavolette di Kutu" sono state tradotte dal professor Venustiano Carranza, docente di paleografia semitica all'Università di Città del Messico, una delle massime autorità mondiali nel campo dell’assirologia. I risultati a cui ha portato questa traduzione sono stati a dir poco sconvolgenti; è stata confermata un'ipotesi, che collega i Miti di Chtulhu alla religione e mitologia sumero-babilonese.
È stato individuato nel corpo di una corrotta edizione del Poema della Creazione babilonese, l'Enuma Elish, contenuta nelle tavolette di Kutu, numerosi riferimenti ai cosiddetti "Grandi Antichi": Azatoth, Yogsothoth, Hastur, Nyarlathotep, Shub-Niggurath.
Il contenuto delle tavole di Kutu, secondo l'eminente studioso messicano, si era irradiato nella cultura occidentale ben prima dell'VIII secolo d.C., secolo a cui Lovecraft aveva datato la scrittura dell'Al Azif da parte di Abdul Alhazred.
È stata dimostrata, quindi, l'esistenza di una sorta di Proto-Necronomicon, di una formulazione epico-magico originaria, databile probabilmente intorno al 1000 a.C. che costituisce il complemento del grimorio decriptato da Turner dal codice del mago e negromante John Dee.
Intorno al 1927, Lovecraft scrisse (non con intenti di pubblicazione, ma come uno scherzo a beneficio degli amici e corrispondenti più intimi) una breve "storia editoriale" del Necronomicon, che si diffuse immediatamente tra gli appassionati del fantastico, ottenendo una fama ben al di là delle intenzioni del suo autore. È qui riportata la versione integrale della prefazione al Necronomicon: “ Ascolta ciò che ti dice Abdul Alhazred: gli Antichi Dèi han posto i Maledetti in sonno. E chi manipola i sigilli e i dormienti ridesta, è maledetto anch'egli. E dico ancora: qui chiuse son le càbale in cui s'asconde il torbido potere d'infrangere i sigilli millenari che serrarono Cthulhu e la sua orda. Ho perso tutta la vita per delucidarle. La notte s'apre sull'orlo dell'abisso. Le porte dell'inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo
si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all'umanità: ecco le chiavi.
Cerca le serrature: sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono matto.”
A me ricorda la leggenda in cui Zeus imprigionò i Titani nel centro della Terra.
All'interno è possibile trovare tutta una serie di formule magiche per evocare i demoni e altre forze diaboliche. Si dice che, nella versione originale, le pagine e le relative rilegature siano di pelle umana prelevata da corpi di persone uccise dalla stregoneria. Inoltre, pare che la lettura a voce alta di tale lettura possa evocare spiriti maligni e che alcune persone dimenticatesi delle cautele abbiano letto tale libro ad alta voce diventando poi vittime di incidenti orribili, quindi non leggete ad alta voce!:)
Per questo, si dice che esistano poche copie di questo libro e che vengano custodite in famose biblioteche tra cui quella Vaticana, nella sezione segreta.
Questo non è un libro destinato al pubblico ed è stato stampato principalmente per essere messo a disposizione di studiosi dell'occulto e sembra che le informazioni in esso contenute siano state riferite all'autore da forze soprannaturali.
Il titolo originale dell'opera è "Al Azif", dove "Azif" è l'allocuzione usata dagli arabi per indicare gli strani suoni notturni (dovuti agli insetti) che si supponevano essere l'ululato dei dèmoni.
L'autore è Abdul Alhazred, un poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen, che si dice sia vissuto nel periodo dei Califfi Ommiadi, nell'VIII secolo dopo Cristo. Fece molti misteriosi pellegrinaggi fra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis e trascorse dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell'Arabia meridionale, il Raba El Khaliyeh, o "Spazio vuoto" degli arabi antichi; e nel Dahna, o "Deserto cremisi" dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi. Di questo deserto, coloro che pretendono di averlo attraversato, narrano molte storie strane ed incredibili.
Nei suoi ultimi anni, Alhazred abitò a Damasco, dove della sua morte avvenuta nel 738 d.C. , Khallikan, biografo del dodicesimo secolo, narra che “venne
 afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore”.
Anche la sua follia è oggetto di molti racconti. Egli affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città dalla Mille Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominabile villaggio desertico le straordinarie cronache ed i segreti di una razza più antica dell'umanità. Aveva trovato certamente testi antichi. Non seguiva la religione musulmana, ma adorava delle Entità sconosciute che si chiamavano Yog e Cthulhu Ma quale strada seguì la sua opera?
Lo scritto di Alhazred venne diffuso in segreto, tradotto in greco dal bizantino Fileta con il titolo di “Necronomicon” ossia “Libro delle leggi che governano i morti”. Libro scomodo venne soppresso e bruciato intorno al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli.
Nel tardo Medioevo (1228), il danese Olaus Wormius ne fece una traduzione latina, basata sulla versione greca di Fileta,  che vide la stampa due volte: una alla fine del quindicesimo secolo, in caratteri gotici (evidentemente in Germania) e una nel diciassettesimo (probabilmente in Spagna). Entrambe le edizioni sono prive di qualsiasi segno di identificazione e possono essere localizzate nel tempo e nello spazio solo in base a considerazioni riguardanti il tipo di stampa. L'opera, sia in latino che in greco, venne posta nell'Index Expurgatorius sin dal 1232 da papa Gregorio IX, cui era stata mostrata la traduzione di Wormius. A quell'epoca, l'originale arabo era già andato perduto, come mostra la prefazione alla prima versione latina (vi è tuttavia un vago indizio secondo cui una copia segreta sarebbe apparsa a San Francisco in questo secolo, e sarebbe andata distrutta nel famoso incendio del 1906 e che fu proprio la sua distruzione la causa scatenante dell’incendio).
Nessuna notizia si ebbe più della versione greca (che fu stampata in Italia fra il 1560 e il 1570) fino al resoconto del rogo cui fu condannato nel 1692 un cittadino di Salem con la sua biblioteca. Una traduzione in inglese fu fatta dal dottor John Dee intorno al 1580, non venne mai stampata, ed esiste solo in alcuni frammenti ricavati dal manoscritto originale delle versioni latine attualmente esistenti, una (del quindicesimo secolo) è custodita nel British Museum, mentre un'altra (del diciassettesimo secolo) si trova nella Bibliothèque Nationale a Parigi. Altre edizioni del diciassettesimo secolo sono  nella Widener Library ad Harvard, nella biblioteca della Miskatonic University ad Arkham e presso l'università di Buenos Aires. Comunque esistono certamente numerose altre copie presso privati e, a tal proposito, circola con insistenza la voce che un esemplare del testo, in caratteri gotici del quindicesimo secolo, faccia parte della collezione privata di un celebre miliardario americano. Sembra anche che, presso la famiglia Pickman di Boston, sia presente una copia del testo greco stampato in Italia nel sedicesimo secolo: se è vero, questa è comunque certamente svanita insieme col pittore R. U. Pickman, di cui si sono perse le tracce dal 1926. Che dire dopo tutto questo? Il libro esiste o è esistito e levo tutta la falsa produzione odierna. Lo immagino Lovercraft, nella biblioteca lasciatagli dal nonno, triste per i suoi lutti e la sua salute cagionevole e per sfuggire alla protezione della ossessiva madre, si isolava in biblioteca dove ha trovato un antico libro che è stato la fonte della sua ispirazione…

La Bibliotecaria
 






LIBRI ANTICHI 1. La Bibbia ritrovata

Il 9 marzo del 2012 è stata ritrovata in Turchia una vecchia Bibbia che è stata scoperta dalla polizia turca nel corso di un’azione anti-contrabbando di antichi oggetti. Secondo le prime indiscrezioni, all'interno della Bibbia (vecchia di almeno 1500 anni) sarebbero conservate molte informazioni tra cui quella che Gesù Cristo avrebbe predetto l’avvento del profeta Maometto.
La Bibbia è scritta in aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Le lettere sono visibili e leggibili chiaramente anche se il libro si è annerito a causa del tempo.
Dalle foto il manufatto sembra conservato molto bene infatti anche gli studiosi che l’hanno potuta esaminare da vicino hanno riscontrato l’uso di una pelle appositamente trattata. La bibbia scoperta è stata immediatamente dichiarata patrimonio culturale e messa in mostra al museo di Ankara ed ha raggiunto un valore di tredici milioni di euro.
Il Vaticano ha risposto sconcertato: il ministro turco Gunay ha dichiarato che il Vaticano ha ufficialmente chiesto di vedere il libro, e anche Papa Benedetto XVI ha immediatamente chiesto di poter esaminare il testo. Perché? Il libro si dice contenga la predizione di Gesù della venuta del Profeta Maometto e sarebbe stato soppresso dalla Chiesa cristiana per anni a causa della sua forte somiglianza con la visione islamica di Gesù. Uno sconvolgimento per la Chiesa cattolica. Secondo i giornali del Golfo e dell’Arabia Saudita, i musulmani credono che il testo sia il Vangelo di Barnaba, che si aggiungerebbe ai vangeli originali di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. San Barnaba è tradizionalmente identificato come il fondatore della Chiesa cipriota, uno dei primi cristiani poi chiamato apostolo.
Aydogan Vatandaş, giornalista Zaman e autore che ha scritto due libri sul Vangelo di Barnaba, ha detto che non vi è nessun indizio che la Bibbia sia di 1500 anni fa, ma lui ha detto che è sicuro che il Vangelo di Barnaba era stato scritto in lingua e alfabeto aramaico siriano; "C'è solo un Vangelo che corrisponde esattamente a questa definizione: il 'Vangelo di Barnaba' che è stato trovato in una grotta in Uludere in Hakkari [ora Şırnak] nei primi anni '80 dagli abitanti del villaggio, di cui ho raccontato la storia nel mio film nel 2005, e quindi nel mio romanzo nel 2007, 'Il segreto del Vangelo di Barnaba' e il mio libro giornalismo investigativo, 'Apokrifal' nel 2008 ".
Come risultato della sua ricerca, Vatandaş ha confermato che questo Vangelo è stato effettivamente conservato dall' unità speciale di intelligence delle Forze Armate nel 1990 e che alcune parti di questo Vangelo sono state tradotte da un esperto di lingua aramaica, il Dr. Hamza Hocagil. Dopo un pò gli è stato chiesto di smettere di tradurlo  quando si scoprì che aveva condiviso informazioni sensibili con dei giornalisti.
Il Vangelo di Barnaba è un 
vangelo apocrifo attribuito a Barnaba apostolo.
Secondo alcuni studiosi musulmani sarebbe invece un originale testo apostolico, dal momento che questo legittimerebbe la loro cristologia. Tuttavia questo "vangelo" non viene citato né nel Corano né nelle tradizioni profetiche. Se il testo ritrovato fosse realmente il vangelo di Barnaba si spiegherebbe facilmente la reazione del Vaticano. Perché? Il vangelo descrive Gesù come un uomo (non Dio) precursore di Maometto e racconta che Giuda Iscariota fu processato e crocifisso al posto suo.
Prima della crocifissione, anche Barnaba presenta la solita storia: Gesù che viene ricercato e poi tradito per soldi da Giuda. Ma il particolare che più colpisce è che viene inserita la spiegazione secondo cui Gesù non sarebbe morto sulla croce ma al suo posto vi sarebbe finito il traditore stesso visto che Dio con un miracolo avrebbe cambiato i connotati a questo traditore facendolo somigliare a Gesù stesso.
Ciò sicuramente sconvolgerebbe le fondamenta della nostra religione e il Vaticano non può permetterlo…


La Bibliotecaria

venerdì 22 luglio 2011

LUOGHI MISTERIOSI 2. The Smoky God

Esiste un rarissimo libro, direi più che raro sconosciuto. Si tratta de "Il Dio fumoso o Il viaggio nella terra cava; di Willis George Emerson; 1908; Chicago Forbes and Company". Il libro ci parla di un mondo sotterraneo e della teoria della terra cava. Qui è narrata la "vera" storia di Olaf Jansen, marinaio norvegese, e del suo viaggio nella terra cava dopo aver trovato un passaggio dal polo Nord. Secondo il romanzo il regno sotterraneo sarebbe illuminato da un fumoso sole centrale. Olaf visse per molti anni nella terra cava e successivamente ritornò in superficie per raccontare la sua incredibile avventura. Non fu creduto, come è ovvio che sia, ed anzi ritenuto pazzo fu rinchiuso in manicomio per quasi trent'anni. Fortunato l'incontro in America con Emerson che, libero pensatore, ascoltò e decise di raccogliere le memorie di quel vecchio "pazzo" in questo libro. Ecco alcune parole significative che in punto di morte Jansen disse ad Emerson dopo avergli dato carte, mappe e grezzi disegni: "Queste le lascio nelle tue mani. Se posso avere la promessa di darle al mondo, io morirò felice, perchè desidero che la gente conosca la verità, che i misteri riguardanti le terre gelate del Nord, vengano svelati. Tu non dovrai subire il destino che ho sofferto io, non ti metteranno in catene, non ti confineranno in un manicomio, perchè tu non racconterai una tua storia, ma la mia". Che belle parole! Consiglio vivamente la lettura del libro che io trovo convincente e profondamente affascinante.



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La BibliotecariaLAlla fine, mi mise nelle mani delle carte, disegni grezzi e mappe. "Queste" - disse in conclusione "le lascio nelle tue mani. Se posso avere la promessa di darle al mondo, io morirò felice, perché desidero che la gente conosca la verità, che i misteri riguardanti le terre gelate del Nord, vengano svelati. Tu non dovrai subire il destino che ho sofferto io, non ti metteranno in catene, non ti confineranno in un manicomio, perché tu non racconterai una tua storia, ma la miaAAlla fine, mi mise nelle mani delle carte, disegni grezzi e mappe. "Queste" - disse in conclusione "le lascio nelle tue mani. Se posso avere la promessa di darle al mondo, io morirò felice, perché desidero che la gente conosca la verità, che i misteri riguardanti le terre gelate del Nord, vengano svelati. Tu non dovrai subire il destino che ho sofferto io, non ti metteranno in catene, non ti confineranno in un manicomio, perché tu non racconterai una tua storia, ma la mialla fine, mi mise nelle mani delle carte, disegni grezzi e mappe. "Queste" - disse in conclusione "le lascio nelle tue mani. Se posso avere la promessa di darle al mondo, io morirò felice, perché desidero che la gente conosca la verità, che i misteri riguardanti le terre gelate del Nord, vengano svelati. Tu non dovrai subire il destino che ho sofferto io, non ti metteranno in catene, non ti confineranno in un manicomio, perché tu non racconterai una tua storia, ma la mia